LECCIO (Quercus ilex)
Una quercia sempreverde che può raggiungere l’altezza di 20-25 m. vegeta spontaneo dal livello del mare sino a 1.000-1.200 m. La specie non ha particolari esigenze in fatto di terreni, sono Il Leccio è richieste solo una certa profondità e pietrosità. Essendo però il Leccio una specie xerofila è stato fornito dalla Natura di una serie di adattamenti che gli permette di vegetare anche in ambienti poco piovosi (500 mm/annui). E’ un’ottima pianta tartufigena, la sua frugalità la fa preferire a specie più esigenti.
CERRO (Quercus cerris)
Albero
alto sino a 35 m, piuttosto longevo, vegeta bene nei terreni argillosi e in
quelli derivanti da rocce marnoso-arenacee, purché freschi e profondi. La
piovosità necessaria per la specie non dovrebbe scendere al di sotto degli 800
mm. annui. Queste esigenze ecologiche fanno sì che il Cerro si trovi in estesi
settori della dorsale appenninica; in genere dai 700 metri a salire. Al pari
delle altre querce, il Cerro è un’ottima pianta tartufigena, avente la
particolarità di vegetare in ambienti più freschi ed associarsi a tutte le
altre specie di tartufo.
CARPINO NERO (Ostrya carpinifolia)
NOCCIOLO (Corylus avellana)
Arbusto alto fino a 8-10 m, presente sia in collina, sia nella media montagna, non oltre i 1.200 m d’altitudine. La specie predilige esposizioni fresche e terreni profondi; a causa di queste particolari esigenze, il Nocciolo non è presente nei boschi degradati o rilievi in cui la roccia è affiorante. Non ama terreni fortemente argillosi. Il Nocciolo è molto utilizzato in tartuficoltura perché, se messo in condizioni idonee, può anticipare l’entrata in produzione della tartufaia inoltre permette una doppia produzione di nocciole e tartufo.
Albero sempreverde, raggiunge l’altezza di 15-20 metri. Ramificato fin dal basso con una chioma espansa, vagamente simile al pino domestico e al pino marittimo, i. Chioma spesso più ampia in cima che verso la base dell'albero. Corteccia grigio chiaro, rossastra nelle fenditure. Le foglie aghiformi, lunghe 5-10 cm, molto sottili e morbide, riunite in mazzetti di due, di colore verde chiaro. In Italia è una delle specie arboree più numerose sulle coste del Gargano e lungo il litorale tarantino, in alcune aree costiere della Liguria, nel livornese, in Sardegna, in Campania e nella Sicilia meridionale. Presente anche in Umbria e in altre zone (soprattutto costiere) dove è un ottimo produttore di T. melanosporum e T. aestivum. Vive su terreni calcarei anche molto poveri, preferisce le zone costiere e di rado penetra nell’entroterra fino a 600 ms.l.m.
E'un albero della famiglia delle Pinaceae presente esclusivamente nelle regioni montuose mediterranee. Portamento conico-espanso ma variabile, chioma densa. Può raggiungere i 20–30 m. la corteccia varia da rosso-marrone a grigia con ampie fessure. Negli esemplari adulti la corteccia si presenta suddivisa in ampie placche grigie con la parte tra una placca e l'altra di colore nero. Foglie aghiformi, lunghe 8–20 cm, riunite in mazzetti di due, di colore verde scuro Specie moderatamente termofila, resiste bene anche al gelo e alla neve. Si trova, a seconda della latitudine, dalla pianura a 2000 m di quota, ma di solito predilige un'altezza di 200–1500 m. Non è troppo esigente in fatto di terreno, ma non si adatta bene a quelli pesanti e argillosi soprattutto se umidi soffrendo di mar_ ciumi radicali e conseguente crescita stentata. Ama invece i terreni rocciosi con pochi ristagni idrici e vegeta bene anche in terreni calcarei.
Il pino domestico si identifica con il pino mediterraneo per eccellenza in quanto la sua chioma a ombrello caratterizza il panorama costiero italiano. Alto fino a 25 metri, solitamente 12–20 m. Ha un portamento caratteristico, con un tronco corto e una grande chioma espansa a globo. Presente in quasi tutte le regioni italiane si estende sulla costa tirrenica (Toscana e Lazio), in Sicilia e Sardegna si trova fino a 700 m slm. Resiste all’aridità anche se presenta maggior vigore in regimi pluviometrici di 800 mm l’anno. Predilige terreni sciolti e sabbiosi e teme i ristagni idrici che inducono marciumi radicali.È un buon simbionte soprattutto per T. aestivum.
FARNIA (Quercus robur)
E' un albero a foglie decidue appartenente alla famiglia delle Fagacee. Nei boschi la sua chioma assume un aspetto ovale allungato, con fusto alto e dritto. Raggiunge un'altezza che va dai 25 ai 40 m.; i rami con il passare del tempo divengono via via più massicci, nodosi e contorti. La corteccia, che in giovane età appare liscia, grigio-argentea, nelle piante adulte diviene di colore grigio-bruno, scura. Le foglie, lunghe dai 7 ai 14 cm, sono decidue, alterne, subsessili, glabre, di forma obovata con margini lobati (da 4 a 7 lobi per lato) e due vistose orecchiette alla base della foglia. La pagina superiore è di colore verde scuro, quella inferiore mostra un riflesso bluastro. È la quercia più diffusa in Europa, e il suo areale si estende dal Portogallo fino all'Medio Oriente (Anatolia, Caucaso, Iran) e agli Urali, a nord si trova fino alle isole britanniche e alla costa sud e ovest della penisola scandinava. In Italia è presente su quasi tutto il territorio, prevalentemente al centro nord, spingendosi sino ad un'altitudine di 800–1000 m. È in grado di adattarsi a diversi tipi di terreno, sebbene prediliga quelli profondi, freschi, argillosi, acidi e ben irrigati. Resiste bene ai geli invernali e richiede temperature elevate nel periodo estivo, nonché una discreta esposizione alla luce.
TIGLIO (Tilia cordata Mill.)
Albero
di seconda grandezza con altezza fino a 25 m, con rami dalla corteccia grigia o
marrone, le foglie sono decidue, alterne, di colore verde brillante, glauche
sulla pagina inferiore. Specie piuttosto sciafila, ossia ben tollerante
l'ombra, predilige terreni freschi e fertili. Tollera terreni marnosi. Entrano
in simbiosi sia con il tartufo nero pregiato che quello nero estivo. Questa
pianta oltre alla produzione di tartufi ha come valore aggiunto la produzione
di miele in quanto è un’ottima specie mellifera e la produzione delle
infiorescenze che sono usate in farmaceutica, cosmesi e erboristeria.
CISTO ROSSO (Cistus incanus L.)
Il più diffuso della la sua specie, ha un portamento cespuglioso con rami corti e intricati. È una specie tipica della macchia mediterranea, comune in Sicilia, Sardegna e isole minori, risale la penisola fino ai Colli Romagnoli, Valdarno e Versilia, è presente in stazioni isolate in Liguria e Veneto. In natura contrae la simbiosi micorrizica con Tuber aestivum e T. melanosporum.
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